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Riflessione di un Sabato pre-zona rossa: quelli che “uno vale uno”… e gli altri non valgono un cacchio!

Riflessione di un Sabato pre-zona rossa: quelli che “uno vale uno”… e gli altri non valgono un cacchio!

da La Redazione / sabato, 14 Novembre 2020 / Pubblicato il Articoli, Primo Piano

È una assolata e piacevolissima mattinata di un Sabato pre-zona rossa in un tranquillo paesotto della provincia partenopea, dove il Sole picchia inconsapevole e l’epidermide scoperta gode di questa iniezione di calore e vitamina D. La giornata è così bella che quasi non mi rode troppo di aver distrutto malamente lo schermo del mio cellulare, quasi.

A pranzo, in un ristorante “aperto” (e che si arrabatta alla meno peggio per motivi lapalissiani), sono seduto con una coppia di amici a mangiare.  I nostri figli sono in un altro tavolo insieme ad altri amici: è il compleanno del loro pargolo, fanno il casino fisico e poco socialmente distanziato che solo gli esseri umani che hanno memoria e coscienza di sé sanno e devono fare, ad onta di ogni limitazione posticcia, finché avranno fiato ed energie, alla faccia di tutto e tutti.

La mascherina a tavola si può togliere perché il virus vola al di sopra di un metro e rotti, quindi si può, e allora sono “a viso nudo”, impudichi, a sorridersi guardandosi i lineamenti, giocando a giochi di ruolo con compiti assegnati tramite ritagli di post-it gialli, ruoli fisici e precisi, cose “da fare” nel mondo reale, per tanto decollano e ri-atterrano dai tavoli facendo salire e scendere le mascherine sulla faccia manco fossero flap.

Entra un gruppo di “politici”, dei ragazzotti a rimorchio delle figure di spicco del nostro paesotto che sono assurti al rango di membri dell’esecutivo per aver preso qualche centinaio di like, oclocrazia pura, uno vale uno e gli altri non valgono un cacchio, quelli del mandato uno, due, zero, quelli del tutto e il contrario di tutto e delle auto blu ― ma sono daltonici ― quelli della casta-corruzione-brutto ma poi, in definitiva, ci si sta bene a casteggiare a caviale e champagne e prendersi l’amore da chi ti pare, anche se lo fai facendo colare a picco tutto il mondo attorno a te.

Ho sempre trovato fantastico il modo con cui l’acqua si adatta alle forme più varie, senza memoria, senza remore o resistenze, riempiendo sempre perfettamente ogni spazio, così come loro riescono ad adattarsi a qualsiasi direttiva gli diano, loro, gli incorruttibili, loro i moralisti, loro gli idealisti e soprattutto loro, gli onesti, ecco, loro hanno esattamente la forma dell’acqua.

Loro, questi organismi con l’epidermide disseminata di cromatofori, loro che come l’acqua si adattano a qualsiasi forma gli impongano, a qualsiasi colore e texture, loro che non erano niente e che il niente sono rimasti ma ben vestiti e con la pecunia per pretendere di essere qualcosa di diverso, pretesa fallita ― però elegantemente.

Con la “coda dell’orecchio” ho ascoltato, non volendo affatto (NdA: lo giuro), brandelli di conversazione che avrei voluto ignorare con tutto il cuore, e avrei di certo potuto, in quel baccano infernale, se loro stessi non avessero fortemente desiderato affermare la loro pretesa levatura, la loro presenza “agli Stati Generali” e quant’altro.

Purtroppo io ho qualche anno, troppi per non ricordare quanto spessore avessero i politici veri, quelli che sono rimasti padroni della scena fino al 1992, mi ricordo che qualità di persone erano quelli che avevano portato il nostro paese a scavalcare la Germania, la Francia, ad essere quello che eravamo.

Ascoltare, per fortuna di spalle, queste nullità intellettive pavoneggiarsi della loro fortunosa posizione mi fa male al cuore ― e anche al sedere a dire il vero ― agogno del Bentelan perché il rischio uno shock anafilattico per le cazzate profuse, lo sento lievitare come gli sfoghi epidermici, il prurito si fa insistente, fisico, inarrestabile.

Essi non sanno e non comprendono, né mai vorranno farlo, che si tratta di ricoprire il ruolo di servi sciocchi delle elites, quelle che tanto si affannano a dire di voler contrastare, di voler abbattere e distruggere, e che invece difendono solo per quattro spicci, facciamo otto, e la possibilità di sentirsi qualcuno che non sono, cosa del tutto evidente a chiunque, anche a loro stessi.

Siamo finiti davvero nella melma più assoluta, se questi sono quelli che contano allora non contiamo più niente, se questi sono quelli che dovrebbero fare i nostri interessi allora la nostra fine è giunta.

Mario Biglietto

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