Misteri antichi, le radici dell’Europa sono qui. Una pluralità di esperienze religiose e una idea di fondo: la possibilità dell’ascesa dell’essere umano ad una dimensione superiore, in una regione di luce. Stefano Arcella nel pregevole libro edito da Controcorrente “Misteri antichi e pensiero vivente” ci fornisce il filo di Arianna per addentrarci in questo mondo segreto. Il libro mostra la coerenza tra le concezioni spirituali dell’Occidente greco e quelle che sono proprie al ramo orientale della famiglia indoeuropea. Si pensi alle analogie tra Dioniso e il dio indù Shiva. Mostra anche come il patrimonio spirituale dei Misteri rappresenti il retroterra, spesso misconosciuto, del percorso compiuto dai filosofi greci. Senza questa consapevolezza non si capirebbe il Logos di Eraclito, non si comprenderebbe il senso della “purificazione” a cui esortavano Pitagora ed Empedocle e non si apprezzerebbe fino in fondo il senso mistico della vigilia della morte di Socrate quando egli con serenità illuminata conforta i suoi discepoli parlando di “un morire che in realtà è un vivere”.
Interessanti sono anche le analogie tra alcuni simboli misterici e i dogmi della religione che in epoca tardo antica si è venuta a sostituire all’antico pantheon. Dioniso nasce dal Dio Padre celeste e da una donna, muore e risorge, discende agli inferi e vince la morte per porsi come salvatore (Sotèr) degli uomini. Il pasto sacro, che gli eletti consumano in convivio con il dio, è esperienza misterica diffusa prima di trasformarsi nella cristiana eucarestia. Le dee Iside e Cibile si pongono come possenti archetipi del divino nella sua versione femminile-materna prima della diffusione del culto ortodosso e cattolico della Theotokos (Madre di Dio). Non a caso Evola, coerentemente col suo punto di vista, giungeva a definire il cristianesimo come “un mistero profanato”. Arcella è un cultore della Tradizione Vivente; in quanto tale si differenzia da certo nostalgico tradizionalismo. Indietro non si può retrocedere: rispetto allo stato di coscienza dei nostri antichi ed arcaici progenitori si pone come diaframma quel fenomeno colto da Plutarco e descritto come “la morte di Pan”. In tale drammatico simbolo noi oggi possiamo cogliere non tanto una fine catastrofica, quanto una metamorfosi del Sacro: il Divino cessa di manifestarsi nella Natura, a comincia ad accendersi nell’interiorità degli uomini come luce dell’Io. “Il Dio che è nell’uomo si manifesta quando l’uomo si riconosce come Io” afferma, con una frase monumentale, Steiner nella sua opera principale. Per proseguire il cammino di ascesa che già fu indicato dai Misteri greci, in una forma spirituale adeguata al nostro eone temporale, Stefano Arcella considera preziose le indicazioni di Goethe e appunto di Steiner, così come dell’italiano Massimo Scaligero. Nelle esperienze di vetta della cultura europea il filo d’oro dei Misteri antichi ancora si dipana.
Alfonso Piscitelli